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Addio a Ferrero, morto in Africa-Alba piange l'amico benefattore
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Addio a Ferrero, morto in Africa-Alba piange l'amico benefattore
La commozione del sindaco Marello: "Era uno di noi". Il produttore di vini Ceretto: "Si era appassionato al prodotto: discutevano di nocciole e cacao per ore"
DA IERI pomeriggio Alba è una città in lutto. Perché Pietro Ferrero (FOTO), lo conoscevano tutti nella capitale delle Langhe. Lo vedevano tutte le mattine passare in via Maestra, prendere il caffè in piazza Savona, lo vedevano faticare sulla sua bicicletta su è giù per le colline. Era l’imprenditore globale, ma anche il benefattore e addirittura l’amico. «Il primo pensiero è per la moglie, per i tre figli ancora piccoli per una giovane vita stroncata - dice Maurizio Marello, sindaco di Alba - Perché qui alla famiglia Ferrero siamo tutti legati. Sono loro che per primi hanno tolto Alba e la Langa dalla miseria del dopoguerra, non c’è famiglia che in questi cinquant’anni non abbia avuto qualcuno che ha lavorato in Ferrero». Un affetto ricambiato: «Basta ricordarsi quello che è avvenuto per l’alluvione del ‘94 - continua Marello - quando tutta la città si mobilitò per rimettere in sesto la Ferrero, devastata dall’acqua». Ricorda commosso Pietro Ferrero anche l’ex sindaco di Alba Giuseppe Rossetto, oggi vicepresidente del Consiglio provinciale di Cuneo: «È un colpo micidiale. Quando ero sindaco, l'ho sposato. Era metà giugno del 2003, eravamo amici. Il suo legame con Alba era fortissimo e cercava di mantenerlo anche quando era fuori per lavoro».
«Un grande lavoratore e un grande sportivo - dice invece Bruno Ceretto, famoso produttore di vino albese e amico di Ferrero - era bello vederlo quando passava per via Maestra e andava a prendere il caffè nei bar di Alba, con gli amici albesi con cui era cresciuto. Molti poi sono andati a lavorare con lui». Un grande finanziere ma anche un uomo che si era «appassionato al prodotto sulla scia di suo nonno e di suo padre: discutevamo per ora della qualità delle nocciole o del cacao» aggiunge Ceretto.
Sportivo, ciclista quasi professionista: «Credo che tutti ad Alba abbiano negli occhi l’immagine di lui in bici, concentrato che va su è giù per i colli di Langa, preceduto dalla sua scorta» dice Alberto Cirio assessore regionale al Turismo, ma prima di tutto albese. «È una perdita che sento tantissimo, prima di tutto perché era un mio amico, avevamo l’abitudine di prendere il caffè assieme in piazza Savona, poi perché lui era davvero un albese che amava la sua città».
Lo testimoniano l’impegno nella Fondazione Ferrero, anima culturale di Alba, ma anche ricorda il sindaco Marello: «il fatto che Ferrero nonostante oggi aprisse stabilimenti in tutto il mondo non aveva certo abbandonato la nostra cittadina. Anzi negli ultimi anni ha aperto nuove linee di produzioni e un centro di formazione per i dirigenti, un nuovo magazzino di stoccaggio, incrementando i posti di lavoro».
Un Ferrero a tutto tondo, semplice e riservato come il padre Michele di cui non si ricordano interviste. «Ora sta calando lo sconforto sulla città - dice Carlo Petrini il leader di Slow Food che con i Ferrero collabora in iniziative come l’Università del Gusto di Pollenzo - Lo conoscevo come una persona molto discreta, nello stile Ferrero. Una famiglia che non appare mai in maniera invasiva ma che ha caratterizzato una stile di piemontesità classica fondata sul lavoro e la dedizione».
«Non ho parole solo tristezza ed incredulità. Per l'Italia è morto un grande imprenditore ed uno straordinario uomo. Per me è morto un amico» dice invece un altro figlio della Granda, il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto.
Repubblica
DA IERI pomeriggio Alba è una città in lutto. Perché Pietro Ferrero (FOTO), lo conoscevano tutti nella capitale delle Langhe. Lo vedevano tutte le mattine passare in via Maestra, prendere il caffè in piazza Savona, lo vedevano faticare sulla sua bicicletta su è giù per le colline. Era l’imprenditore globale, ma anche il benefattore e addirittura l’amico. «Il primo pensiero è per la moglie, per i tre figli ancora piccoli per una giovane vita stroncata - dice Maurizio Marello, sindaco di Alba - Perché qui alla famiglia Ferrero siamo tutti legati. Sono loro che per primi hanno tolto Alba e la Langa dalla miseria del dopoguerra, non c’è famiglia che in questi cinquant’anni non abbia avuto qualcuno che ha lavorato in Ferrero». Un affetto ricambiato: «Basta ricordarsi quello che è avvenuto per l’alluvione del ‘94 - continua Marello - quando tutta la città si mobilitò per rimettere in sesto la Ferrero, devastata dall’acqua». Ricorda commosso Pietro Ferrero anche l’ex sindaco di Alba Giuseppe Rossetto, oggi vicepresidente del Consiglio provinciale di Cuneo: «È un colpo micidiale. Quando ero sindaco, l'ho sposato. Era metà giugno del 2003, eravamo amici. Il suo legame con Alba era fortissimo e cercava di mantenerlo anche quando era fuori per lavoro».
«Un grande lavoratore e un grande sportivo - dice invece Bruno Ceretto, famoso produttore di vino albese e amico di Ferrero - era bello vederlo quando passava per via Maestra e andava a prendere il caffè nei bar di Alba, con gli amici albesi con cui era cresciuto. Molti poi sono andati a lavorare con lui». Un grande finanziere ma anche un uomo che si era «appassionato al prodotto sulla scia di suo nonno e di suo padre: discutevamo per ora della qualità delle nocciole o del cacao» aggiunge Ceretto.
Sportivo, ciclista quasi professionista: «Credo che tutti ad Alba abbiano negli occhi l’immagine di lui in bici, concentrato che va su è giù per i colli di Langa, preceduto dalla sua scorta» dice Alberto Cirio assessore regionale al Turismo, ma prima di tutto albese. «È una perdita che sento tantissimo, prima di tutto perché era un mio amico, avevamo l’abitudine di prendere il caffè assieme in piazza Savona, poi perché lui era davvero un albese che amava la sua città».
Lo testimoniano l’impegno nella Fondazione Ferrero, anima culturale di Alba, ma anche ricorda il sindaco Marello: «il fatto che Ferrero nonostante oggi aprisse stabilimenti in tutto il mondo non aveva certo abbandonato la nostra cittadina. Anzi negli ultimi anni ha aperto nuove linee di produzioni e un centro di formazione per i dirigenti, un nuovo magazzino di stoccaggio, incrementando i posti di lavoro».
Un Ferrero a tutto tondo, semplice e riservato come il padre Michele di cui non si ricordano interviste. «Ora sta calando lo sconforto sulla città - dice Carlo Petrini il leader di Slow Food che con i Ferrero collabora in iniziative come l’Università del Gusto di Pollenzo - Lo conoscevo come una persona molto discreta, nello stile Ferrero. Una famiglia che non appare mai in maniera invasiva ma che ha caratterizzato una stile di piemontesità classica fondata sul lavoro e la dedizione».
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